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domenica 12 agosto 2012

Il social commerce di Facebook come nuova tendenza per gli acquisti. O forse no?!


Il concetto di social shopping nelle varie declinazioni in cui è approdata, è una dimensione ormai matura nelle menti dei fruitori di social network. Lo è altrettanto nei marketing plan delle più grosse aziende che fanno di Facebook una leva commerciale importante.
La ricerca E-commerce Consumer Behavior Report 2011*, ha appurato che gli acquisti via web nel 2011 hanno fatto un balzo in positivo: a parità di utenti web, il numero di acquirenti da portali ecommerce è cresciuto del 3% e quasi la metà di tutti gli acquirenti (il 48%) acquista in orario notturno. Ma i dati che fanno riflettere sono i seguenti:
il 41% degli acquirenti ha età compresa tra 20 e 39 anni e soprattutto la notorietà del sito e la ricchezza di informazioni è importante per il 61% dei clienti.
In tale contesto diventa imprescindibile una presenza di piattaforme e-commerce nei social network poiché fonti di notorietà ed informazioni dirette tra consumatore e azienda.
Secondo il “Social Media Report Q3” stilato dalla Nielsen gli italiani brillano per la loro devozione ai social network e su tutti Facebook.
Ma la dimensione F-commerce può essere una esperienza che sdogani il mercato alimentare?
Il Simposio con il suo profilo www.facebook.com/ilsimposio è una testimonianza concreta della fattibilità del progetto ed è una delle pochissime realtà ad aver una piattaforma e-commerce completamente integrata al social network. La riuscita dal punto di vista commerciale la conosceremo col tempo. E la riuscita sociale?
Si perché molto spesso dinamiche commerciali collidono e non collimano con i principi cardine che rendono sociale l’ambiente facebook.
“ Uno dei punti di debolezza evidenziati nella Swot analysis del progetto social commerce de il Simposio è stata la possibile distonia tra ambiente sociale e politica commerciale” dichiara il responsabile commerciale de il Simposio, Emanuele Pecora.
“Come pensiamo di colmare il gap dei due ambiti? Accostamenti cross mediali di opere d’arte, musica, argomenti d’attualità crediamo possano essere il ponte tra un salame e un vino rosso e gli interessi sociali degli utenti” è quanto ribadisce Simone Bruno, responsabile tecnico.
Il secondo gap è rappresentato dalla mancanza dell’esperienza polisensoriale che il negozio tradizionale offre al consumatore nell’intero percorso di acquisto a favore di una maggiore rapidità e comodità offerta dal commercio elettronico.
Nella dimensione sociale del social network in cui l’utente assume la figura di Prosumer (consumatore e contemporaneamente produttore di contenuti e informazioni) il social commerce può diventare una discriminante importante per tutte le aziende che sapranno reggere il confronto diretto con il proprio pubblico.

*Ricerca condotta in Partnership da Contactlab e Netcomm, consorzio del commercio elettronico italiano.

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